GIANNI DE TORA

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2005 "Struttura-oggetto" - collettiva di scultura, Belvedere di S.Leucio (CE) 30 marzo 26 aprile

 
ARTICOLO DI CLORINDA IRACE SUL QUOTIDIANO ''NAPOLI PIU''' DEL 1° APRILE 2005

Struttura/Oggetto

Un tempo variabile, con improvvisi scrosci di pioggia, fa da cornice all'apertura della mostra "Struttura/oggetto" dedicata alla rappresentazione artistica in Campania dal concretismo all'astrattismo fino agli sviluppi del concettuale. L'apertura delle sale è stata preceduta da una presentazione in cui si è sottolineata la necessità di far uscire dai confini regionali l'immenso serbatoio di creatività campana, spesso valorizzata solo dall'emigrazione dell'artista. Il rappresentante dell 'Ufficio cultura del Comune di Caserta, Gerardo Zampella, ha aggiunto che gli artisti del Sud dovrebbero essere più coesi, meno divisi per contare di più. Dopo qualche cenno esplicativo di uno dei curatori artistici, Rosario Pinto, la visita all'esposizione, ospitata nelle belle sale del Belvedere di San Leucio, in quelli che un tempo furono gli antichi opifici che i Borbone vollero per il loro esperimento di pseudo-democrazia. E agli opifici si assimila l'opera di Laura Cristinzio che è esposta in una delle prime sale: fili di luce colorata di materiali elettrofluorescenti che fuoriescono da una struttura di plexiglas, "Memoria errante". Salendo ai piani superiori, tanti artisti di indiscusso pregio: tra essi due presenze femminili: Mimma Russo con i suoi lavori bianchi e neri (restati sul pavimento per l'impossibilità di sistemarli diversamente), Rosaria Matarese, che ha esposto le sue opere realizzate con materiali spesso ricic1ati e che sono un grido di protesta lacerante contro ogni forma di violenza. In un' altra sala, imponenti i lavori di Zhao, alias Salvatore Vitagliano, il cui grande pannello è un tripudio di forme e colori. Nella sala vicina, la piramide di Gianni De Tora (da lui rimontata in extremis, pochi minuti prima dell'apertura delle sale) emana un'energia che capta i visitatori. Nel cortile, altre sue sculture accanto ad una scultura di Renato Barisani che sfida la pioggia, inconfondibile nelle sue caratteristiche linee. Sfidano, invece, un allestimento frettoloso e poco generoso le opere di Antonio De Filippis, Carmine Rezzuti e Quintino Scolavino Nicastro, cui è stato riservato uno stanzone al pian terreno e ... null'altro, neanche un chiodo o un supporto per una targhetta. Male comune a tutta l'esposizione, curata (si fa per dire) dal Comune e dalla Pro loco di Caserta: Mostra che tra le tante mancanze annovera anche la mancanza del catalogo che, a quanto pare, sarà pronto tra una settimana. Peccato, perché con la solita generosità, gli artisti sono accorsi numerosi a questa iniziativa, hanno personalmente sistemato le proprie opere, si sono fatti da soli pubblicità. E meritavano di più. Ci si è messa anche la pioggia!

 
ARTICOLO DI CLORINDA IRACE SUL QUOTIDIANO ON LINE ''LA VOCE DEL QUARTIERE'' DEL 1° APRILE 2005

Arte contemporanea a San Leucio

Inaugurata ''Struttura/Oggetto'' mostra di scultura contemporanea

"Struttura/oggetto", una mostra dedicata alla rappresentazione artistica in Campania dal concretismo all' astrattismo fino agli sviluppi del concettuale. Ospitata nelle belle sale del Belvedere di San Leucio, in quegli che un tempo furono gli antichi opifici dei Borbone, la mostra presenta artisti campani che con la loro opera hanno rappresentato importanti tappe dell'arte dei nostri giorni. Laura Cristinzio, nota per l'uso di materiali insolitamente forgiati, si è ispirata agli opifici di San Leucio per un'opera che è esposta in una delle prime sale: fili di luce colorata di materiali elettrofluorescenti che fuoriescono da una struttura di plexiglas, "Memoria errante". Salendo ai piani superiori, tanti artisti di indiscusso pregio: tra essi due presenze femminili: Mimma Russo con i suoi lavori bianchi e neri (restati sul pavimento per l'impossibilità di sistemarli diversamente) e Rosaria Matarese, che ha esposto le sue opere realizzate con materiali spesso ricic1ati, opere che sono un grido di protesta lacerante contro ogni forma di violenza resa con la crudezza delle immagini. In un'altra sala, imponenti i lavori di Zhao, alias Salvatore Vitagliano, il cui grande pannello è un tripudio di forme e colori. Nella sala vicina, la piramide di Gianni De Tora che emana un' energia che capta i visitatori. Nel cortile, altre sue sculture accanto ad un' opera del maestro Renato Barisani, inconfondibile nelle sue caratteristiche linee. In un'altra sala al piano terra, le opere di Antonio De Filippis, Carmine Rezzuti e Quintino Scolavino Nicastro, compagni d'arte e amici nella vita, che hanno diviso questo ampio locale nel cui centro hanno posto l'opera color violetto di de Filippis che appartiene alla serie ispirata alle macchine industriali. L'esposizione è stata curata dal Comune e dalla Pro loco di Caserta e dall'Associazione napoletana "Ma" di Ilia Tufano, appassionata d'arte, presente anche in mostra con un' opera. Tra i curatori artistici, il critico
Rosario Pinto

 
invito all'Istituto Statale d'Arte Filippo Palizzi per la presentazione del catalogo
invito al MA di Napoli per la presentazione del catalogo ipertestuale
 
ESTRATTO DAL TESTO CRITICO DI CARLO ROBERTO SCIASCIA SUL CATALOGO DELLA MOSTRA

....In fondo, sul lato sinistro è il coloratissimo "Labirinto" di Gianni De Tora, moduli di geometria in cui si potrebbe entrare ed uscire, colori primari, intrecci complessi di linee e di contesti. Le sculture di Gianni De Tora disegnano architetture geometriche, sviluppate in rigorose forme, campite di intensi colori e da interventi segnici, i cromatismi, poi,determinano passaggi decisi e percorsi della mente, così come è evidente in questo "Labirinto" del 2003. Di lui Giorgio Agnisola ha detto: " Le opere dei primi anni del novanta, nelle quali De Tora apre suggestivamente a geometrie interiori che sembrano prendere corpo in un personale disegno della memoria ... Partendo di qui anche le articolazioni delle campiture cromatiche e dei riquadri e delle variegate tonalità che si rispecchiano e si addensano con rigore intorno ad un segno rigoroso ed equilibrato acquistano nell'universo della sua arte un significato simbolico. E' la misura interiore e complessa dell'essere che si legge nel complesso e profondo giuoco della vita, che si riconosce nell'astrazione di segni che traducono l'equilibrio esteriore in attesa di quello interno, come epifania, anche, come sogno, come desiderio inespresso di assoluto".

 
ESTRATTO DAL TESTO CRITICO DI ROSARIO PINTO SUL CATALOGO DELLA MOSTRA

…..Un'attenzione particolare merita il già citato De Tora per la particolare evoluzione che segue il suo percorso creativo che della dimensione geometrica ha sempre intessuto l'ordito della sue trame compositive. Nella stessa pratica d'una pittura di denuncia, che, intorno alla fine degli anni Sessanta, lo porta addirittura in prossimità della temperie internazionale di cui «Equipo Cronica» costituisce uno dei punti di massima coscienza creativa, con un'adesione ad una sorta di figurazione intenzionalmente giocata sul filo della bidimensionalità disegnativa e della timbricità cromatica, De Tora mostra una sorta di pulsione interna al geometrismo, che costituisce in lui un'esigenza intimamente avvertita, una scansione dell'animo, piuttosto che un abbrivio meramente stilistico. Non a caso tali refluenze di pensiero s'avvertono anche quando la pratica dell'informale viene a costituire il suo centro d'interesse creativo. Penseremo, in proposito, a cose come II sole blu (1985), o anche a Laboratorio di segni (1986), ma anche, e più specificamente in ordine alla capacità di interpretare lo spazio, con una sorta di accostamento alla logica delle superfici nello spazio, già inaugurata da Di Ruggiero negli anni Sessanta, a Sequenza ambientale, proposta nel 1981 a Mestre. Si tratta, in questo caso, di una serie di sei triangoli posti in successione dichiaratamente vettoriale a definire con la propria allusività di pedane un percorso da compiere verso il progresso nel tempo…

 
ESTRATTO DAL TESTO CRITICO DI WILLIAM TODE SUL CATALOGO DELLA MOSTRA

….L'impianto volumetrico delle sculture di Gianni De Tora si sviluppa secondo una riscoperta delle geometrie e della dipendenza dalla matematica dei processi umani, realizzando sequenze nelle quali ha modo di indagare sulle infinite potenzialità delle combinazioni tra punti e linee, tra segni e colori; egli fa affiorare il topos e le caratteristiche imprescindibili del reale, riflettendo accuratamente su ogni equilibrio naturale, su ogni simmetria spontanea, fino a realizzare modelli logici organizzati ai quali indiscutibilmente riferirsi. In questa ricerca svela anche la parte nascosta della misura interiore dell'uomo ed il suo desiderio mai domo di accedere dal precario e complesso gioco della vita al trascendente….

 
 
foto di repertorio
 
 
 
 
RISORSE AGGIUNTIVE
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